lunedì 4 giugno 2012

I rischi della fisioterapia



Scene tragicomiche dal fisioterapista.

- Distenditi, ti metto questo corpetto. Tu cerca di limitare al minimo i movimenti, tornerò tra mezz’ora. –

- No problem! – esclamo con l’ostentata sicumera che mi contraddistingue ogniqualvolta mi trovi davanti ad estranei.

Ma deh, 30 minuti sono lunghi! Specie, poi, se li trascorri fermo, immobile, e solo con i tuoi pensieri.

Va beh, “pensieri”: i primi 10 minuti mi servono tutti per rendermi bene conto della situazione in cui mi trovo.

Nella stanza accanto una vecchia si lamenta… che palle! Forse è il caso che trovi anch’io un motivo per lamentarmi. Magari in silenzio. Piangersi addosso sì, ma con dignità. Discretamente. Solo qualche minuto.

Fatto sta che mi rimane ancora un quarto d’ora e la cingomma che mastico ha perduto ogni sapore piacevole. Anzi, proprio ogni sapore. No, aspetta: un sapore ce l’ha. No, mi sbagliavo. In fondo, è un’ora che biascico per inerzia.

Sospirone.

Cazzo, m’è finita in gola… panico!

Calma. E sangue freddo. Così si ragiona meglio. Improbabile soffocare per una cingomma nel 2012. Oddio, non che l’anno sia tra i più fortunati…

Sfidando la spontanea reazione di conato, infilo in profondità l’indice e il medio della mano destra (la migliore!) a mo’ di forcipe ed estraggo con freddezza il bolo incriminato.

È fatta! Tanto sudore per chissacché!

Non resta che appallottolare tra le dita per poi gettare via con elegante albagia. Però, sono appiccicose le Vigorsol oggigiorno! Magari la mano sinistra è più asciutta, appallottola meglio. Macché.

Ormai Spider-Man me fa ‘na pippa: una gigantesca Gum Wide Web s’è creata davanti ai miei occhi e minaccia di immobilizzarmi. Tanto devo stare immobile…

Penso di non essere un bello spettacolo e penso che fra poco sentirò i passi del fisioterapista. Che faccio: la rimetto in bocca? Che schifo! Nun ze pò. Decido indomito di contravvenire ai suoi spietati precetti: da qualche parte qualcuno sta suonando la “Fuga” di Bach e intanto io mi sto divincolando come un epilettico. Inutilmente. Mi balena alla mente il tremendo sospetto che le stanze siano sorvegliate da video-camerine…

‘N attimo: un paio di metri di carta mono-uso (così dicono) separa la mia cabeza dal lettino. Basterà strapparne un piccolo lembo per liberarsi le mani dal viscidume.

Detto, fatto. Per sicurezza ne prendo un altro.

Aaahh… (la sensazione di averla fatta franca non si può descrivere a parole).

E mo? Lo butto? Il cestino è lontano e rischierei di toppare, con tanti saluti al perfect murder. Tanto manca poco alla fine.

Fffrr… si apre la tendina verde-acqua e mi accorgo che il mio carnefice ha il passo più felpato di quanto non credessi.

- Tutto bbène? –

- Eccèrto! –