ROMA. Gli elettori laziali saranno costretti a tornare alle
urne per rinnovare il consiglio della loro regione. È quanto si vocifera lungo i corridoi de La Pisana.
Il motivo: un ricorso presentato al Tar da Radicali, Verdi, Socialisti
Riformisti e Movimento Cittadini e Lavoratori. Tale ricorso sostiene che la spending review del governo Monti, con
cui il consiglio regionale è passato da 70 a 50 componenti, sia stata accolta
dalla giunta Polverini secondo procedure irregolari. All’epoca la giunta
Polverini, in procinto di rassegnare le dimissioni, si limitò ad emanare un
decreto, senza tuttavia apportare modifiche alla legge elettorale né lo statuto,
come invece avrebbe dovuto. Prima delle elezioni, i succitati ricorrenti
chiesero al Tar una sospensiva del voto, ma il tribunale non l’accolse. Ciò
nonostante, il giudice non respinse il ricorso e, anzi, lo ritenne “meritevole
di attenta discussione”, rimandando l’udienza al 7 marzo successivo. Il 7
marzo, con le urne ancora calde, si è preferito non entrare nel merito della
questione; piuttosto, è stato esaminato se i ricorrenti avessero legittimo
titolo per portare la questione in giudizio. Attualmente, tutto è rinviato al
18 aprile, data in cui il Tar dovrà pronunciarsi definitivamente o rimandare la
decisione alla Corte Costituzionale. Nel qual caso, i tempi si dilateranno ancora.
giovedì 28 marzo 2013
Ultima puntata di “S’è fatta notte”
Terminata la stagione del programma firmato da Maurizio Costanzo ed Enrico Vaime
“Ha da passà ‘a nuttata!”
Così si faceva
forza Eduardo De Filippo in “Napoli milionaria”, con lo sguardo di chi abbia un
lungo percorso davanti a sé, ma riesca a scorgere in lontananza la meta di un
nuovo giorno. “S’è fatta notte”, invece, naviga su una filosofia differente;
anzi, si può dire, senza negatività alcuna, che è ormai approdato al lido. Qui
l’atmosfera è rilassata, non tende a nulla e sa rifuggire la nostalgia. Il
tramonto anagrafico – non cerebrale! – di Costanzo e Vaime è da essi vissuto con
autoironia e un che di grottesco. Già compagni di sconfitta arteriosclerosi in
“Italia mia. Esercizi di memoria”, sono loro i veri ospiti di se stessi. Salvo
eccezioni (l’egoico Vittorio Sgarbi, per esempio), l’ospite di turno, in fondo,
cambia poco l’assetto del programma: si tratta ogni volta di persona arcinota,
della quale noi spettatori presumiamo di conoscere lo spirito, vita-morte-e-miracoli.
“Sor Quinto Potere”, la silhouette di uno scivolo, adagiato a mo’ di chaise longue su una volgare seggiola da
bar, ci fa capire che abbiamo torto a voler cambiare canale. In effetti, ci si
appassiona sempre, nella convinzione di aver appreso qualche novità. Trattasi
esclusivamente di fallace percezione. Tuttavia, la televisione è questo: una
sinestesia che inganna l’occhio e l’orecchio (sempre squillanti o
caratterizzate le voci degli ospiti), dove 0 + 0 + 0 + 0 fa sempre qualcosa, o
almeno così sembra. E va saputa fare bene questa magia, occorrono metodo e
professionalità. Non importa se si è anziani, se le camicie collo-fit rimangono un vago ricordo o se
Enrico Vaime, dismessi i panni di puntuto opinionista balbuziente di La7 e
improvvisato cameriere, ha fastidio ad indossare il papillon richiesto dalla divisa. Semplice la pantomima dell’esercizio
in chiusura: le note di Gino Paoli (già ospitato, difatti), l’insegna al neon dei tempi che furono, una bicicletta modello “Graziella”
sullo sfondo, le pastarelle rinsecchite. Poco importa se Costanzo si esprime a
morsi e bocconi. Chissenefrega se, anziché parlare in maniera intelligibile,
egli piuttosto ricorda i versi emessi dall’animale di “W la foca”, l’ultimo
film degli anni ’70, però dell’82 (regia di Nando Cicero, sosia di Vaime).
Fatalità, in quella pellicola Franco Bracardi (fratello di Giorgio), nel ruolo
di un improponibile clochard,
domandava a Lory Del Santo, bàlia della succitata foca baffuta: “ma chi è? Er
fijo de Costanzo?” Poco dopo il senzatetto sarebbe stato promosso ai gradi di
pianista/pinguino, di pastello vestito, al Parioli, per chiosare coi tasti
bianchi e neri il Morfeo dei coniugi italiani. Ah, la stessa Lory Del Santo è
stata recente ospite di “S’è fatta notte”.
Oggi Costanzo, speleologo della
narice, formula domande ricorrenti, con le “i”: “una tua Intemperanza? Una tua
Insofferenza?” Talvolta, addirittura, si limita a fornire un intuibile abbrivio a
chi gli stia di fronte. Stancamente (degno della mezzanotte di sabato in cui va
in onda), viene fatta la sola cosa invero nelle forze dei conduttori. Non di
meno, a farlo sono due tra le poche persone in grado di suscitare un discreto
interesse di audience senza che la
cosa appaia studiata. Dobbiamo immaginare, infine, la spettatrice in incipiente
menopausa, che ricorda Sandra Milo quando ancora frequentava Fellini, che la udì
gridare disperata “Ciro! Ciro!” e che la vide senza trucco né inganno all’Isola
dei famosi. Una spettatrice alla ricerca di quiete - mica noia! -, praticamente
dello stesso silenzio che si cerca nella lettura di un libro già letto: che
sollevi dallo sforzo di una totale e brutale novità, ma che regali una
sfumatura inaspettata, ancorché, paradossalmente, anelata. Nel compiacente
riconoscimento tautologico del confort
adatto a stemperare la buriana di una crisi che non finisce più.
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