mercoledì 18 luglio 2012

Daniela Santanchè a "La Zanzara", Radio24


Valleluja cantano " Grazie, Signore, grazie!"

Radio in sottofondo. A "La Zanzara" annunciano il collegamento con Daniela Santanchè, recentemente una presenza assidua. Nel calderone di uscite tra il faceto e il semiserio - deve tornare nelle grazie di almeno un elettore - la 'nnammurata di Parenzo invita i dipendenti di B. a non parlare male del boss. Non sputare nel piatto dove si mangia! Tuttavia, seppure incalzata da Cruciani, si astiene dal fare nomi. È una signora - guai a fare battute simili, o scatta il pippone pseudo-femminista -.
Ecco, a me non torna qualcosa. Insomma, non capisco a quale situazione possa riferirsi la nildeiottiana di punta (nel senso del tacco). 
Mi spiego: impossibile che il suo discorso abbia a che fare coi politici del PdL. Sì, ok, si tratta di nominati, non eletti dal popolo, ma lo stipendio lo paghiamo pur sempre noi elettori contribuenti, mica B. 
Allora parlava forse di Mediaset? O, comunque, dei sòrdi "privati" (- in cche senzo? - avrebbe domandato Mimmo/Verdone) delle sue aziende? 
Dunque, facciamo mente locale. Se il capo mi assume per un lavoro, devo dedurre che il salario che riceverò sarà la contropartita del mio sudore, e delle competenze per cui sono stato scelto io invece di un altro. Nessuno pensa che il capo mi abbia "comprato" nella mia interezza. Cioè, credo che neanche il capo stesso pensi questo. Lui mi stipendia affinché io mi dimostri produttivo e concorra a far crescere la sua azienda. Pensieri e opinioni personali sul suo conto non sono compresi nel prezzo. 
Il tema si pone quando, invece, le selezioni avvengono grazie a dei favoritismi. Quindi, in un mercato chiuso. O, meglio, aperto alle sole conoscenze. Un mercato dove devo ringraziare il datore di lavoro, che dall'alto ha elargito il lavoro e la relativa busta-paga. Forse attraverso criteri che non attengono necessariamente ed esclusivamente alla meritocrazia e alla diligente perizia. Forse devo ringraziare il capo (ed evitare commenti spiacevoli sul suo conto, tantomeno se si butta in politica) perché - chissà? - sono stato scelto io a dispetto del migliore tra i candidati. Di quello che davvero se lo sarebbe meritato. E che è tornato mesto a casa. 
Il Paese delle conoscenze. Dove, nel dubbio, ringraziare conviene. Sempre. 
Ora ho capito.