lunedì 7 maggio 2012

Ingredienti per preparare un ristorante.




Tanti popoli vengono considerati beoni, l'Italia è il Paese dei magnoni. Meno magnoni, ultimamente. 

In ogni caso, l'oggetto della presente digressione riguarda l'apertura, la gestione, il mantenimento di un ristorante, di una tavola calda, di un buco dove servire al pubblico alcune pietanze. Possibilmente in un'atmosfera decorosa. 

Una volta era diverso: il locale spesso era stato ricavato da un'ex filanda del nonno, la filiera dei prodotti era corta, i clienti erano pochi ma dal reddito fisso. 
Le cuoche non avevano frequentato l'alberghiera: rigorosamente donne e "cuciniere"="atte ai fornelli (a legna)", erano spesso senza grosse pretese (in termini salariali come in quelli estetici). 
Le cameriere facevano parte della famiglia: giovani figlie/nipoti zitelle o mogli appetibili. 
A tutto ciò conseguiva un prezzo ragionevole. 

Oggi, invece, il concetto di "ragionevolezza" applicato al conto è un tantinello cambiato. 
In tempi di crisi due (uno solo sarebbe triste) si recano a cena fuori e sanno già che non spenderanno meno di... 35 €. Il prezzo è tiratissimo! Il minimo in assoluto! Non potrebbero mai spendere meno. Ma non possono neanche permettersi di spendere di più. E dopo cena di corsa a letto! Ben inteso, senza fare figli, perché - si sa - ora come ora...

Dall'altra parte (quella del ristoratore medio) è impossibile chiedere una somma più alta, pena una sala deserta. Allo stesso tempo è pur vero che chiedere di meno sarebbe impossibile: come altrimenti far fronte all'affitto (maggior parte dei casi) del locale, alle spese di gas (russo) e luce, agli stipendi del cuoco (extracomunitario, che il cliente intravede solamente) e dei camerieri (che solo negli USA riescono a metter da parte qualche soldo)..?

Due alternative possibili:

1) locale di lusso, senza affitto ma anzi con fondo di proprietà (magari ereditato dalla zia ricca del rag. Filini), spese di luce azzerate perché per le coppiette à la page l'atmosfera romantica si crea con la penombra dei lumi di candela, spese del gas nulle per via del padrone che è russo, micro-porzioni perché abbuffarsi fa volgare, camerieri (sempre extracomunitari) sottopagati e sotto ricatto per mancato permesso di soggiorno e, dulcis in fundo, cuoco iper-titolato ma con incontinenza al gioco d'azzardo, costretto (senza ormai più pre-molari) a lavorare per rifarsi delle perdite mostruse nella bisca dello stesso russo di cui sopra;

2) hostaria/trattoria/bettola di quart'ordine ricavata da un box per auto, ma ampliata all'esterno (occhio al guard-rail!), piatti della tradizione all'insegna della cucina di recupero - che vòi de ppiù?! -, cameriera di origini slave, nonché moglie disillusa del capo, gatto appollaiato sulla tavola e mansueto finché gli si lasci spolverare i bicchieri con la coda, cuoco provvisto di tatuaggio (dedicato alla madre), il cui solo affacciarsi chiude lo stomaco dello spettatore... e per lo scontrino fiscale basta staccare un lembo della tovaglia di carta, sulla quale è stata scrupolosamente manoscritta l'addition. Una chicca per i turisti!

Altrimenti - date retta a chi scrive - prendete del pollo a buon prezzo (assicurandovi che per quel prezzo si tratti proprio di pollo), un barattolino di curry (vi durerà una vita!), un rametto di rosmarino silenziosamente sottratto dal giardino del vicino, la mezza cipolla che rimane sempre in fondo al frigo, le patate dimenticate e pronte a germogliare, qualche mela che altrimenti avreste lasciato raggrinzire, una presa di sale e di pepe, e mettete a bollire il tutto, così, come viene. In un'altra pentola lessate del riso. Quindi, mischiate i sapori. Gustoso, facile ed economico, fa la sua etnica figura. Bon appétit!


Nessun commento:

Posta un commento